mercoledì 24 ottobre 2012

Il corpo umano di Paolo Giordano

Ho sempre pensato che lettore e libro si sgelgano. Come una sorta di incontro fra due persone. Io e "Il corpo umano" di Paolo Giordano ci siamo scelti. La copertina mi aveva attratto. Il libro stava sullo scaffale, comodo comodo. Uno sguardo veloce alla quarta di copertina, perchè non voglio rovinarmi troppo la storia. Preso. Il genere non è deciamente il mio. Romanzo di guerra, contemporaneo. No, per un passatista, amante dei romanzi storici ambientati in epoca romana, o, al massimo delle letture fresche e veloci, non è il genere. Ma questo libro ha qualcosa che mi attira. Inizio la lettura della prima pagina. Il libro mi ha già fatto suo. Paolo Giordano scrive in maniera egregia. La storia ti cattura. Ti fa suo, ti rende un collega dei protagonisti del libro. Il romanzo ha infatti la peculiarità di essere una storia corale. E' la storia di un plotone dell'esercito italiano in missione in Afghanistan. Viene raccontata la guerra dal loro punto di vista. Le loro speranze, la loro angoscia, la loro paura e la loro quotidianità. Perchè anche in guerra esiste la quotidianità. Un giorno dopo giorno che ti porta a vedere nei colleghi la tua famiglia, a sentirli parte di te, a sentirsi tutti parte di un unico corpo. Ti prende, ti cattura, ti diverte, ti fa arrabbiare,ti commuove. Il libro di Paolo Giordano fa tutto questo. Poco ci manca per definirlo, secondo me, un capolavoro. Adatto a chi ama il genere e, anche e soprattutto, a chi non lo ama. Da leggere, splendido.Mirko

"Fra loro vige una libertà completa, quasi oscena, per ognuno il corpo degli altri non è meno familiare del proprio[...]" (pag.70)

"Era speciale? Si, in qualche strana maniera lo era davvero." (Pag. 167)

"Da parte mia, avvertivo quella mutazione lieve e continua dal nitore con cui le efelidi di Marianna comparivano all'arrivo della bella stagione." (Pag. 264)

"[...] ma il punto é che lui era una frana completa con le ragazze, troppo timido, e la timidezza l'ha fottuto [...]" (pag. 290)

"[...] aspetta di arrivare ai trenta per vedere come cambia, sono i trenta che ti inchiodano al muro [...]" (pag. 291)

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